Il Tribunale di Ravenna, con ordinanza emessa lo scorso 25 ottobre all’esito di un procedimento d’urgenza ex art. 700 c.p.c. finalizzato ad ottenere la restituzione di alcune somme di danaro e di titoli costituiti in pegno a favore di istituti di credito, ha affermato la facoltà, per un istituto di credito, di escutere il pegno che risulti da scrittura avente data certa anteriore alla apertura della procedura di concordato preventivo, e ciò in ossequio a quanto previsto dall’art. 4 del Decreto Legislativo 21 maggio 2004 n. 170 (emesso in attuazione della direttiva 2002/47/CE, in materia di contratti di garanzia finanziaria) ritenendo che detta norma costituisca una deroga al divieto sancito dall’art. 168 L.F..
Nella motivazione dell’ordinanza è dato leggere che l’escussione dei pegni da parte dei creditori pignoratizi non determina alcuna violazione del divieto di iniziare o proseguire azioni esecutive previsto dall’art. 168 L.F. posto che, ai sensi dell’art. 4 del D.Lgs. n.170 del 21/05/2004, al verificarsi di un evento determinante l’escussione della garanzia, il creditore pignoratizio ha la facoltà, anche in caso di apertura di una procedura di risanamento, quale quella di concordato preventivo (cfr. art. 1 del D. Lgs. 21/05/2004 n. 170), di procedere all’utilizzo della somma oggetto della garanzia per estinguere l’obbligazione finanziaria garantita.
avv. Alfredo Riccardi
