Chi può fallire?
Molti si saranno interrogati su questa domanda, ma la risposta è tutt’altro che agevole.
Con questo brevissimo articolo cercheremo di fare chiarezza al fine di comprendere “quando” l’imprenditore può fallire.
Innanzitutto va detto che sono assoggettabili a fallimento l’imprenditore tanto individuale che collettivo.
E’ necessario però che l’impresa svolga attività commerciale; difatti alcuni imprenditori o società agricole, enti pubblici, società assoggettate alla LCA non possono fallire.
In secondo luogo è necessario che l’impresa sia in “stato di insolvenza”.
L’art.5 della Legge Fallimentare dice che l’imprenditore può fallire solo se si trova in stato di insolvenza, ossia nell’impossibilità di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni.
Pertanto, a tal riguardo va sottolineato che l’incapacità non deve essere transitoria bensì irreversibile; da tanto ne consegue che l’impresa in crisi temporanea non è insolvente.
Oltretutto per poter fallire è necessario anche che vi sia stato il superamento di almeno una delle tre soglie di fallibilità previste dall’art. 1 L.F., ovverosia:
- Attivo Patrimoniale annuo di Euro 300.000,00 nei tre esercizi anteriori al fallimento o dall’inizio dell’attività;
- Ricavi lordi di Euro 200.000,00 nei tre esercizi anteriori o dall’inizio dell’attività;
- Euro 500.000,00 di debiti alla data di presentazione della domanda.
Da ultimo è necessario che venga superato anche il limite dei debiti scaduti e non pagati, pari quantomeno ad 30.000,00 Euro.
Orbene, laddove ricorrano tutti i sopraesposti requisiti il Tribunale adito dichiarerà il fallimento dell’imprenditore.
