Con recentissima sentenza n. 24534 del 18.10.2017 la Sezione Tributaria della Suprema Corte di Cassazione si inserisce nel solco di un costante filone giurisprudenziale relativo alle società di capitali a “ristretta base partecipativa”, i cui utili extracontabili sono oggetto di un peculiare trattamento fiscale.
Nella pronuncia in esame la Suprema Corte conferma un’argomentazione, più volte ribadita, che è quella di presumere, qualora in sede di verifica fiscale delle società di capitali a ristretta base partecipativa vengano accertati “utili non contabilizzati” , l’attribuzione “pro quota” ai soci degli utili stessi, con inversione dell’onere della prova a carico dei soci, i quali saranno tenuti a provare di non avere percepito utili extracontabili ovvero che gli stessi sono stati accantonati o reinvestiti. (nello stesso senso si era in precedenza pronunciata con ordinanza n.18032/2013 sempre la Suprema Corte di legittimità).
Tali pronunce costituiscono un importante precedente giurisprudenziale, in quanto vanno a scalfire un principio fondamentale che è quello dell’autonomia patrimoniale delle società di capitali a ristretta base partecipativa. Pertanto, allorquando vengano accertati utili extracontabili le relative obbligazioni tributarie graveranno non soltanto sulla società, ma anche gli stessi soci che, si presume, abbiano ricevuto attribuzioni pro quota di detti utili, con la conseguenza che delle obbligazioni sociali possano rispondere anche i soci stessi.